Quando approcciamo il tema caldo della sostenibilità, il settore farmaceutico presenta ancora ampi margini di miglioramento. Intanto definiamo il perimetro del discorso: lo sviluppo sostenibile non consuma risorse, le usa e le riusa illimitatamente, facendo leva sugli insegnamenti dell’economia circolare, per garantire una sviluppo che non comprometta ulteriore sviluppo.
Ad esempio la supply chain può rappresentare un fattore primario di intervento: fornitori e subfornitori a bassa specializzazione potrebbero nascondere comportamenti, come ad esempio forme di somministrazione di lavoro, non coerenti con un approccio sostenibile.
Ma il raggiungimento di obiettivi in questo ambito richiede soprattutto un’analisi completa dei diversi aspetti del management. Intanto va sfatato il luogo comune per cui la “sostenibilità” sarebbe un “costo. Inoltre è necessario un approccio sistematico alla rete aziendale: logistica e distribuzione, energia, flussi comunicativi, fornitori e dipendenti, vanno coinvolti in un piano organico di gestione.
Fondamentale è poi valorizzare le competenze già disponibili e investire nella formazione di nuovi skill, nonché agire su impianti, magazzini e distribuzione.
Ma anche andare oltre agli asset tradizionali rientra tra le opzioni da valutare, magari attuando azioni di compensazione di carbon offsetting e di contribuzione climatica: aree verdi e spazi comuni, miglioramento delle condizioni lavorative; il tutto comunicato a 360 gradi.
La sostenibilità come linea guida per l’azienda, dal design del prodotto alla scelta dei materiali, dalla scelta dei fornitori al modello produttivo e distributivo, con particolare focus su processi ad alto rischio come ad esempio la distribuzione in cold chain, danno allora alla funzione Acquisti un ruolo di snodo fondamentale tra l’organizzazione interna e il contesto in cui si muove; senza dimenticare che per ottimizzare questi interventi diventa condizione necessaria il presidio e la misurazione di KPI attentamente definiti e frequentemente monitorati.